
Reportage: Basta un poco di Pepper Mint e il poliamore va giù
Incontrare Pepper Mint non è proprio lo stesso che incontrare un personaggio immaginario come Mary Poppins, ma non è nemmeno tanto diverso. A parte le iniziali coincidentalmente identiche, la quantità di trucchetti utili, idee brillanti e incantevoli sorprese che entrambi sanno tirare fuori dalla borsa è davvero molto simile.
Sono arrivata ad Oakland, in California, quest’estate, e mi sono ritrovata di nuovo ad uno dei potluck [cene a cui ogni invitato porta qualcosa da mangiare, NdT] poli che si tengono ogni due settimane, in una grande casa messa generosamente a disposizione per l’occasione. Dopo la discussione di gruppo mi sono fatta strada verso Keith, che da sedici anni organizza il campo estivo del Network for a New Culture. Nella nostra comunità in Italia non abbiamo nessuno come Keith, con un’esperienza organizzativa tanto lunga, tanta pratica di relazioni aperte e montagne di aneddoti da raccontare. Dato che l’età media a questi eventi è sui 45 anni e oltre, ho chiesto a Keith dove si incontrassero tutti i poliamorosi sotto i 40 anni, se si incontravano. Ed è allora che Keith mi ha detto: «Devi conoscere Pepper!». Allora ho lasciato il potluck, sono andata a casa e mi sono messa su Facebook. Trovato Pepper Mint gli ho subito richiesto l’amicizia, spiegandogli che ero un’attivista poli italiana interessata a parlare della sua esperienza, e che Keith mi aveva suggerito di incontrarlo. Ho avuto subito una gentilissima risposta, «Sì, certo» (probabilmente più velocemente di quanto la maggior parte dei miei partner rispondano a una qualunque mia richiesta) e in due brevi e funzionali scambi ho ottenuto un appuntamento a pranzo per il 3 luglio e un calendario Google condiviso pieno di eventi poli ogni giorno della settimana per il resto dell’estate.
Martedì all’una, mentre aspettavo seduta al coffee shop, non ero sicura di cosa aspettarmi. Ovviamente avevo guardato tutte le foto di Pepper online e letto alcuni dei suoi articoli. Avevo anche scoperto che uno dei miei partner lo aveva contattato in passato per tradurre parte dei suoi lavori e che i suoi saggi accademico-scientifici sono nella nostra lista di “must read”, per chi è un buon lettore e ha sufficiente concentrazione. Nessuno nel nostro gruppo ha ancora trovato il tempo per leggere veri e propri trattati, ma tutti ci stavamo “lavorando”. Quindi, ad essere sinceri, mi aspettavo un intellettuale e un incontro molto “di testa”. Poi è arrivato Pepper, con la sua maglietta nera aderente, i capelli viola e un sorriso molto caloroso. Abbiamo preso entrambi qualcosa da mangiare e ci siamo seduti fuori al sole. Quando ha iniziato a parlare mi sono bloccata, la mia mente ha smesso di funzionare per qualche secondo: “Scusa, ma sono distratta dai tatuaggi sulle tue braccia, sono fiori stupendi!”. Lui ha riso e abbiamo ricominciato a chiacchierare, ora con la mia piena attenzione.
Ho scoperto che Pepper è un programmatore e che lavora da casa, dove vive con la sua partner primaria, Jen. Entrambi sono attivisti, organizzatori ed educatori nelle comunità poli e BDSM della Bay Area. Hanno tenuto più di 20 workshop su temi relativi al poliamore e al BDSM, e sono stati determinanti nella creazione di eventi come il Love Triangle Dance Club, un poli-party mensile con oltre 100 partecipanti, o, più recentemente, il Threshold, un play party BDSM al Mission Control. Pepper ha anche dato il via agli incontri poli under 40 che si tengono in coffee shop sia a San Francisco sia a Berkeley, ma al momento, dice, è perlopiù interessato a eventi indirizzati a un pubblico più ampio. Come i Poly Speed Dating, che si tengono ogni 6 mesi a Oakland e hanno finora riscosso grande partecipazione. Questi incontri gli piacciono perché persone con storie diverse vengono abbinate da un computer in base alle loro risposte in comune, piuttosto che perché fanno parte dello stesso giro di amici. E organizza anche un altro grande evento: la OpenSF Non-Monogamy Conference, con workshop su abilità avanzate per la non-monogamia, risultati di ricerche scientifiche, etichetta per sex/kink party, attività fisiche e condivisione di competenze. La prossima OpenSF sarà nel 2015, e lo scorso anno c’era un focus molto forte sul ruolo della non-monogamia nelle minoranze sessuali e altri gruppi oppressi.
Pepper viaggia spesso per presenziare come speaker a conferenze poli in giro per il paese, presentare studi e tenere workshop pratici. Abbiamo parlato di alcuni suoi saggi sulla gelosia e le dinamiche di potere. Ha una conoscenza approfondita delle strutture di potere interne alle relazioni, allora gli ho chiesto dei ruoli di genere, dato che trovo che i ruoli uomo/donna tipici nel modello culturale italiano rendano difficile per gli uni e le altre interagire senza che ci sia all’opera una forte dinamica di potere involontaria. Secondo lui, finché esistono disparità di potere non consensuali tra due persone, un accordo aperto o poliamoroso tra i due può essere molto difficile. Per esempio: “Se un partner è molto più ricco di un altro e usa il potere che questo gli conferisce per influenzare la relazione, sarà molto difficile mantenere la relazione aperta. Allo stesso modo, se un partner è cisgender* e uno è transgender potrebbe essere difficile bilanciare l’accordo, o se un partner è bianco e l’altro no” (qui un saggio di Pepper sull’argomento).
Gli ho spiegato la situazione del movimento poli in Italia: come sia cresciuto dal nulla nel giro di due anni, i traguardi che ha raggiunto e alcune delle barriere che ha superato. Ho spiegato che all’inizio del loro viaggio molte persone che si identificavano come poliamorose in Italia sostenevano di non essere per niente gelose, e che al nostro primo incontro nazionale abbiamo provato una sorta di “primavera”: un generalizzato senso di ottimismo ed entusiasmo per aver incontrato tante persone che condividevano uno stile relazionale simile. Una cosa che definisco “New Community Energy”, simile alla New Relationship Energy. Tantissime nuove relazioni iniziarono in quel momento, con molti intrecci, dato che non eravamo moltissimi. E poi liti, rotture e crisi di gelosia cominciarono a manifestarsi. All’improvviso mi sono ricordata di telefonate di amici alle due del mattino che mi chiedevano «Sono geloso, cosa devo fare?». O di quando ho aiutato una coppia parte di una triade che aveva bisogno di un consiglio perché stavano scrivendo il loro primo “accordo di relazione” dopo avere vissuto insieme per sei anni. Tutte cose di cui quasi nessuno ha esperienza in Italia. Quindi eccomi qui, a chiedergli di condividere la sua esperienza e magari qualche strumento che era stato utile a lui.
Pepper annuisce, sorride e mi rassicura che tutti questi stadi sono normali quando si attraversa un cambiamento culturale, e che anche la comunità poli nella Bay Area aveva passato dolori simili. E mentre gli dicevo di alcune delle difficoltà che avevo incontrato nell’organizzare eventi o nello spiegare cosa fosse la non-monogamia in una cultura piuttosto conservatrice e normativa, di nuovo lui empatizzava con me e rideva moltissimo! E… Beh… Mi sono rilassata, e ho cominciato a nutrire la speranza che i nostri sforzi collettivi per creare una comunità e condividere una cultura della non-monogamia siano in effetti utili, e che alla fine produrranno un cambiamento reale.
Mi sono molto entusiasmata e ho cominciato a fare domande sempre più velocemente, dopo avere avuto il permesso di farne anche di personali: Da quanto tempo sei poli? Quanti partner hai? Quando li vedi? Perché tanti poli sono nerd? Come gestisci il tempo? Sei radicalmente onesto? Dove sei nato e cresciuto? Com’era la tua famiglia? Come organizzi i play party? Come riesci a mettere la gente a proprio agio agli eventi? Come fai a non spaventare i poli-curiosi? E come gestisci la fine di una relazione? E le negoziazioni? E mentre rispondeva a ogni domanda e spiegava la struttura complessa del suo calendario, composto da diversi livelli di colori diversi, divisi per tipo di incontro (uno per la sua partner primaria, uno per i secondari, uno per il lavoro, uno per l’organizzazione di eventi, uno per gli eventi a cui vuole partecipare), mi sono resa improvvisamente conto di quanto prezioso fosse il tempo trascorso insieme a lui e che fortuna avevo avuto ad incontrarlo. E allora tutto d’un tratto ho chiesto: «Quanto tempo abbiamo ancora?». E lui ha risposto: «Circa 20 minuti». «Merda», ho pensato, «devo essere rapida ed efficiente».
Allora, ho scoperto che Pepper è cresciuto con genitori che hanno avuto un matrimonio aperto riuscito per anni. Il poliamore per lui era la norma, in casa. Con Jen ha una relazione che dura da dieci anni. Hanno appena comprato una casa a Berkeley, con molte stanze in caso un altro partner possa voler andare a vivere con loro, e una taverna con un’entrata separata per ulteriore privacy. Potrebbero decidere di avere figli in futuro, e li crescerebbero in qualche accordo parentale di gruppo per condividere i turni di cura dei bambini e altri compiti e responsabilità. Il che spiega la caraffa che ha in casa con su scritto: “Supera sempre i bambini in numero”. Jen e Pepper si prendono l’impegno di uscire almeno una volta a settimana insieme, e a volte finiscono a fare le pulizie in casa. Lui ha anche una partner secondaria che vede una volta ogni dieci giorni circa e con cui la relazione dura da molto tempo, anni in effetti. E poi ci sono altri amanti che vede più di rado, una volta ogni due mesi, quando ne hanno il tempo. Mi ha spiegato che nella sua cerchia di amici la maggior parte delle persone ha avuto relazioni piuttosto lunghe, molte intorno ai dieci anni di durata o giù di lì. Pepper conserva in calendario degli spazi “flessibili” per attività spontanee ed eventi casuali — come un’attivista italiana che gli bussa alla porta e vuole fargli un milione di domande, a quanto pare.
Dato che stavamo davvero finendo il tempo e i secondi passavano, Pepper ha acconsentito a condividere alcune slide dei suoi workshop e a trovare un altro “spazio flessibile” per rivederci più avanti e parlare dei suoi corsi su “Gelosia e limiti nella non-monogamia” e “Partner secondari e compagni di giochi”. Viste tutte le domande che gli ponevo su “come fare” era evidente che avevo davvero bisogno di più tempo per trovare delle risposte. Ci siamo alzati, ha chiesto se potevamo abbracciarci, lo abbiamo fatto e ci siamo salutati. Me ne sono andata sulla mia bici provando immensa gioia e la speranza di potere avere esattamente il tipo di relazioni che voglio avere, e anche di poter ispirare altri a fare lo stesso. Gli ho mandato un SMS di ringraziamento e mi ha risposto immediatamente. E ancora oggi, ogni volta che mando SMS, email, messaggi Facebook a Pepper, lui mi risponde sempre subito, a volte brevemente e a volte no, a volte non come mi aspettavo, ma mai mi ha lasciata in sospeso, confusa, a farmi domande o dubbi. Stavo cominciando a capire che questo poteva essere l’inizio di una specie di interessantissima “istruzione poli”.
Un mese dopo eccomi nel soggiorno di Pepper: i nostri computer sono accesi e sto leggendo alcune domande e appunti che mi ero scritta dopo avere letto le sue slide. Secondo lui, negoziare e rinegoziare i limiti frequentemente è un’abilità che è fondamentale sviluppare per costruire relazioni riuscite di qualunque tipo ed evitare di incorrere in separazioni continue. Mentre parlavamo di questo argomento Pepper mi ha detto: «Sii ingorda nella negoziazione!». Me lo sono scritto, così da non dimenticarmelo. «Sì!», ho pensato, «Questo è importante!». Puntare a quello che si vuole anziché ad essere gentili, hah! Che idea semplicemente rivoluzionaria, così semplice eppure così difficile da attuare per molti di noi. Quando provo a farlo, a casa in Italia, vengo chiamata egoista e rude. In tre ore di rapido lavaggio del cervello con Pepper ho messo in tasca consigli e trucchetti molto utili.
Prima di tutto ho imparato che è importante essere estremamente precisi quando si negozia, restando flessibili nel linguaggio e ricordandosi che negoziare con i secondari è cruciale tanto quanto con i primari. Poi, che è buona pratica mantenere il contatto con i partner ed essere reattivi, piuttosto che restare passivi per mantenere le cose “casuali”. Che è buona cosa esercitarsi a parlare dei propri limiti, permettendosi anche di fare qualche errore circa i limiti stessi. Che negoziare l’impiego del tempo e programmare appuntamenti multipli con diversi tipi di persone, con gusti, interessi e bisogni differenti, richiede abilità specifiche. Che le relazioni hanno bisogno di un processo di guarigione per quando i limiti vengono superati, piuttosto che di punizioni. Che è probabilmente molto saggio non cercare di sabotare le altre relazioni del tuo partner. E la lista prosegue all’infinito.
Quello che ha davvero catturato la mia attenzione nelle slide di Pepper è la sezione “Traiettorie e aspettative culturali di incremento nelle relazioni”. Abbiamo parlato di cosa significhi, per una relazione, “andare da qualche parte”, e di come la cultura dominante ci insegni che le relazioni devono “progredire”, da un bacio, al matrimonio, a una casa insieme, ai figli, eccetera. Pepper crede che sia importante andare oltre questo schema e trovare la serenità nella relazione così com’è, dato che spesso la progressione non c’è e le persone possono lasciarsi per timore dell’impegno crescente. Che gran cambiamento sarebbe! Forse un po’ irrealistico per l’Italia, dove chi divorzia è ancora considerato “colpevole” di avere rovinato il sogno e messo alla berlina, però è qualcosa su cui riflettere. Ma allora Pepper è immune alle separazioni? Per niente. È umano anche lui, e che bello scoprire anche questo! Anche qui ho imparato una grande lezione: non importa quanto pronto ti senti per il poliamore, la negoziazione e le traiettorie inusuali; puoi sempre farti male e fare fatica, e questo fa parte del relazionarsi con altre persone.
Pepper non è solo teoria, chiacchiere, workshop, studi e slide: è molto più di tutto questo. È la prova vivente che puoi essere il cambiamento che vuoi vedere nel mondo, se decidi di esserlo. Incontrandolo ho anche imparato che è troppo facile nascondersi nella teoria e perdersi negli ideali, perché concentrarsi su come “fare le cose nel giusto modo poli” e sull’aderenza agli ideali stessi ostacola la strada verso la loro attuazione. Ha ammesso di essere stato, in passato, molto più pignolo su come essere poli, ma che col tempo ha optato per un atteggiamento “basta che funzioni”. Ad esempio, anche se in teoria ritiene accettabile che un nuovo partner ti venga a prendere a casa ed entri per un attimo, in pratica si rende conto che potrebbe essere difficile per la sua primaria vedere un nuovo partner faccia a faccia nella loro casa. Quindi ha evitato di farlo finché non è diventato accettabile per Jen. Perché preoccuparsi di aderire a un ideale quando si può semplicemente evitare un problema, andare avanti e arrivare al punto: un appuntamento con un altro partner? Credo che la sensazione magica provata nell’incontrare Pepper venga dal manifestarsi di ideali elevatissimi in azioni chiare e concrete, in una vita reale fatta di esperienze quotidiane, in scelte e sforzi tangibili.
E mentre ascoltavo Pepper parlare e indagavo sulla sua vita, ne ero sempre più incantata e speranzosa che la non-monogamia possa in effetti funzionare davvero. E conoscendolo meglio mi ha molto colpita il fatto di condividere un piacevole mattino con qualcuno di veramente unico. Che solo ascoltare il suo modo di parlare e interagire con lui mi stavano insegnando modi sottili per relazionarsi a qualcuno in maniera non normativa. Ho notato il suo modo di rispondere: calmo, diplomatico, discreto, mi dava costantemente l’impressione di avermi davvero ascoltata. Ho notato il modo in cui rispondeva ai miei commenti stupidi: senza giudizio, senza arrabbiarsi, senza shock, senza sorpresa. Di nuovo calmo, rilassato e stabile. E anche questa era una lezione a sé, indipendente dai contenuti della conversazione.
Nella mia breve vita non ho incontrato molte persone che non provino vergogna o senso di colpa per quello che sono, chi amano, come amano e vogliono essere amati, e che sono fieri di essere chi sono e si danno con tanta generosità. La maggior parte di noi desidererebbe non vergognarsi e non sentirsi in colpa, e lottiamo per evitare di farlo. La maggior parte di noi si vergogna e si sente in colpa, non sapendo neanche perché e lasciandosi semplicemente controllare da questi sentimenti. È difficile spiegare lo stato in cui sono entrata parlando con qualcuno che sente così poco quelle emozioni, qualcosa tra il magico e il contagioso, sicuramente un tantino irreale eppure così concreto. Sicuramente lo raccomanderei a tutti.
Pensi che possiamo davvero uscire dalle dinamiche di potere in una relazione?
C’è sempre un rapporto di potere tra le persone: va sotto altri nomi, come “influenza”, ed è generalmente necessario per le operazioni sociali. Il potere è semplicemente l’abilità di convincere gli altri a fare cose, e lo facciamo costantemente. Il potere non è necessariamente una cosa cattiva. Diventa un problema solo quando c’è uno sbilancio. Il trucco sta nell’avere relazioni in cui il potere tra partner è relativamente bilanciato: magari un partner è più ricco, ma l’altro ha più amici, ad esempio.
Cosa ne pensi dell’onestà radicale e della comunicazione non-violenta?
Per me, il miglior tipo di onestà è quello fatto di affermazioni dette e recepite correttamente. Vale a dire che è importante tenere conto del contesto. Ad esempio, tirare fuori una colpa di un partner in mezzo a una discussione su qualcos’altro non è tenere conto del contesto, anche se le parole sono tecnicamente accurate. Ho visto alcune volte l’onestà radicale praticata in maniera sensibile rispetto al contesto, e ne sono stato impressionato in questi casi, ma in altre situazioni l’ho vista usare come un corpo contundente. La comunicazione non-violenta credo vada più direttamente alla radice di questi problemi comunicativi, è un modo di parlare che permette di venire ascoltati.
Hai qualche tabù, qualcosa di cui non puoi parlare o argomenti che tieni segreti?
Quando tengo corsi o workshop ci sono ovviamente cose di cui non parliamo, alcune private e altre che non sono molto attinenti al contesto. Ad esempio, a volte gli studenti in un corso sul poliamore fanno domande esplicite sul sesso, e noi riportiamo il discorso verso le relazioni in generale. Comunque nella vita privata siamo aperti su più o meno tutto con i nostri amici e amanti.
Che consiglio daresti a chi vive in una cultura con forti ruoli di genere?
Per come la vedo io, i ruoli di genere sono nemici di una sessualità libera e delle relazioni aperte. Avere una forte dinamica di potere è antitetico rispetto alla cooperazione necessaria a rompere la norma della monogamia. Funziona anche all’opposto: ridurre le dinamiche di genere porta a migliori relazioni non-monogame e miglior sesso. Qui a San Francisco abbiamo una delle città più radicali al mondo, per quanto riguarda le tematiche di genere, ed è un paradiso di poliamore, sex party e sperimentazione sessuale: non è una coincidenza.
Quindi direi, soprattutto agli uomini: qualunque cosa facciate per ridurre i problemi legati al genere nelle vostre comunità andrà a beneficio delle donne, della comunità intera e vostro. Ascoltate le donne intorno a voi. Combattete la molestia e la violenza sessuale, e il senso che alcuni hanno di avere il diritto di pretendere sesso. Cercate di evitare l’uso di dinamiche di potere nelle relazioni, e accostatevi a ognuna come fosse una tregua, non una guerra. Esplorate modi nuovi di fare sesso, come il sovvertimento dei ruoli e il sesso queer. Il rispetto che date alle donne non è solo la cosa giusta da fare, ma vi verrà reso sotto mille forme.
Che consiglio daresti a chi vive in un paese come l’Italia, dove essere poli significa far parte di una minuscola minoranza?
Prima di tutto, fate tutto quel che potete per far crescere il movimento nella vostra regione. Attirate l’attenzione dei media, usate i social network, fate girare la voce. Se le persone possono venire allo scoperto, lo faranno. Alleatevi con altre minoranze sessuali, queer, BDSM, scambisti, etc. e parlate dell’essere poli con questi gruppi. Organizzate eventi di benvenuto così che chi è incuriosito possa venire ed essere accolto, e pubblicizzate questi eventi quanto più possibile. Evitate la rigidità ideologica, rimpicciolirà il vostro movimento. Piuttosto, incontrate la gente ovunque si trovi nel suo viaggio nella non-monogamia. Lavorate contro il razzismo, il sessismo, l’omofobia, il classismo e via discorrendo: più inclusiva la vostra comunità riuscirà ad essere, più grande diventerà.
Secondo: siate consapevoli che vivete in un paese piccolo. Se ci sono solo un centinaio di altre persone, allora essere poli è come vivere in una frazioncina sui monti: conoscerete tutti, tutti sapranno gli affari vostri e vi converrà andare d’accordo con la gente. Avrete difficoltà a trovare partner, perciò trattate quelli che avete con rispetto e pazienza. Lasciatevi con integrità e gentilezza: probabilmente continuerete a vedere i vostri ex per molti anni. Evitate gli idealismi in favore di qualunque cosa funzioni e aiuti le persone ad andare d’accordo dentro e fuori una relazione. Prendete in considerazione di vedere persone esterne alla comunità aperte all’idea di non-monogamia.
È possibile superare del tutto la gelosia, o si impara soltanto a gestirla meglio e più rapidamente?
Alcune persone hanno una dote naturale e o non sono mai gelose, o superano rapidamente la gelosia una volta entrate nella comunità, per poi sentirla solo raramente.
Ma la maggior parte dei non-monogami lotta con la gelosia, e questo è normale. Attraversano un processo nei primi due anni circa da poliamorosi in cui affrontano un problema di gelosia dopo l’altro. Dopo questo percorso saranno in grado di gestire la loro gelosia, che si affievolirà nel tempo. Probabilmente non sparirà mai del tutto, ma diventerà molto semplice da gestire.
Non nascondete la vostra gelosia, né fate finta che non esista: non farà che peggiorare il problema. Ascoltate i vostri sentimenti e parlatene in un modo che non sia minaccioso per tutte le persone coinvolte. Fate tutti i compromessi semplici che potete: se siete gelosi quando il vostro partner fa sesso sul vostro letto, allora forse dovrebbe farlo sul divano. Tuffarsi subito nell’apertura totale di solito è un grosso errore. Iniziate piuttosto con un set di regole conservatrici in modo da sentirvi al sicuro, e poi lavorate sodo ad espandere i vostri limiti. Dico spesso che le persone dovrebbero sentirsi leggermente a disagio, quando si tratta di gelosia: se siete troppo rilassati allora non ci state lavorando abbastanza, e se siete fortemente a disagio allora probabilmente finirete col lasciarvi.
Jade Jossen
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Pepper Mint, noto anche come Pepomint, scrive su Freaksexual e su Poundcake. I suoi saggi e le sue presentazioni sono raccolti nel sito Pepperminty.com.
Traduzione di Elena Gallina @RunAwayChicken.
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