
Il matrimonio è qui ma non è queer
Il matrimonio non è una delle tante opzioni per le coppie gay: è l’unica opzione, e questo ci obbliga a dover difendere le nostre forme di relazione non tradizionali.
Wisconsin, Indiana, Utah: non passa una settimana senza che i tribunali non dichiarino legale il matrimonio tra membri dello stesso sesso in vari Stati d’America (gli ultimi 22 casi consecutivi sono tutti stati a favore della parità di diritti per le coppie gay) rendendo inarrestabile un processo che una volta sembrava impossibile. Sposarsi in bianco è la nuova moda e tutti i gay la stanno seguendo*.
Perciò, in occasione dell’anniversario dei moti di Stonewall di questo weekend, lasciatemi essere quello che grida dal fondo alla chiesa, quello che parla ora anziché tacere per sempre. Penso che ci stiamo perdendo qualcosa. Non ho alcun desiderio di portare indietro le lancette dell’orologio per quanto riguarda l’uguaglianza dei diritti matrimoniali: porta benefici sia reali che simbolici alle comunità queer, alle famiglie e al nostro Paese in generale. Ma non posso ignorare il potere coercitivo (e corrosivo) detenuto dal matrimonio. In questo Paese esso non è una delle tante opzioni: è l’unica opzione. È la relazione rispetto alla quale vengono definite tutte le altre, è al tempo stesso un’istituzione e un’aspettativa e non è possibile avere l’una senza l’altra.
Prima che il matrimonio diventasse l’opzione di prima scelta, le persone queer facevano le loro cerimonie e formavano famiglie da (almeno) un secolo. Tutto ciò non smetterà mai di esistere, ma le nuove aspettative legate al matrimonio finiranno per limitarlo: basta chiedere a una qualsiasi donna single sopra i trenta come la gente tratti le sue scelte in fatto di relazioni. Dovremo giustificarci per non doverci sposare, e ogni relazione che supererà oltre una certa data di scadenza verrà vista come una fase prematrimoniale.
Nel bene e nel male, i ragazzi gay di oggi penseranno alle proprie vite e alle proprie relazioni in termini di matrimonio, così come le loro famiglie e i loro coetanei eterosessuali.
Il matrimonio omosessuale non danneggerà quello eterosessuale, come spesso pretendono i suoi oppositori, ma la sua attrazione gravitazionale probabilmente distorcerà tutti gli altri tipi di relazione queer. I plurimi e cangianti modi di amarsi della nostra comunità stanno rapidamente diventando qualcosa da salvaguardare ancora di più dal mondo etero e forse adesso anche dai nostri amici gay sposati.
I moti di Stonewall sono spesso ricordati come il momento fondante da cui è sorto il movimento moderno per i diritti dei gay. Al risveglio da quella notte estiva di protesta contro la polizia, il gruppo che si formò immediatamente dopo a New York fu il Gay Liberation Front, la cui dichiarazione di intenti recita così:
“Siamo un gruppo rivoluzionario di uomini e donne, uniti nel constatare che la completa liberazione sessuale di tutte le persone non può progredire finché non saranno abolite le istituzioni sociali esistenti.”
Questo ha poco a che vedere con il movimento moderno per la parità dei diritti matrimoniali, che è di fatto diventato il nucleo di ciò che rimane del movimento per i diritti dei gay. Mentre una volta usavamo la nostra posizione di esclusi per criticare duramente quelle strutture che avevano deciso chi era incluso e chi no, adesso stiamo semplicemente bussando a quella porta chiedendo che ci facciano entrare.
Se lo spirito rivoluzionario di Stonewall fosse proseguito da qualche parte fino ai nostri giorni, starebbe crescendo nel movimento transgender, nel quale gli attivisti ancora abbracciano un concetto trasformativo di giustizia che mette in dubbio le istituzioni sociali prima di (o invece che) chiedere di esserne inclusi.
Sarò sincero in questa sede: non ho mai sognato il matrimonio e non solo perché, come uomo gay, non pensavo che mi sarebbe mai stato permesso. Il matrimonio non ha mai significato molto per me, anche se ho sempre ritenuto importanti l’amore e la famiglia e visto che ora ho due partner di lunga data, è improbabile che farà mai parte del mio futuro. Per cui non posso fingere che il movimento per la parità dei diritti matrimoniali non influenzerà me (e la mia comunità) in modi che mi vedono scontento, oltre che in tutti quei modi che mi vedono favorevole.
In qualche momento lungo il suo cammino, il movimento per i diritti gay (e forse la comunità nel suo intero) ha separato i propri obiettivi a breve termine e i bisogni immediati di qualcuno dagli ideali più generali di giustizia ed evoluzione sociale che inizialmente avevano mosso la nostra comunità, portandola all’azione. Questa riduzione è avvenuta per gradi, rendendo quasi impossibile identificare il momento in cui poter ancora invertire la rotta, ma sospetto che un giorno ricorderemo la dibattuta marcia su Washington del 2000 come quel punto di non ritorno.
Magari l’ondata per il riconoscimento del matrimonio omosessuale sarà l’inizio di una riconsiderazione più generale sul perché il nostro governo si debba interessare proprio del privilegiare le relazioni sessuali – omo o etero. Forse un giorno espanderemo questi privilegi per i quali abbiamo lottato così tanto a qualsiasi gruppo di persone in relazioni a lungo termine perché possano mantenerle al sicuro, felici e meno dipendenti dai servizi statali, come ha provato a fare la Francia (fallendo ampiamente) con il suo pacte civil de solidarité. Magari possiamo ¨queerizzare¨ questa istituzione, ma per ora è lei che ci ha resi più etero. Siamo passati dal demolire un sistema internamente difettoso che privilegiava alcune persone in base alle loro relazioni, al richiedere che quel privilegio venga accordato anche a noi o, almeno, a qualcuno di noi. Qualche volta penso si tratti di un compromesso, altre volte di una resa. Forse l’unica reale differenza sta nel fatto che si tratti di un primo o di un ultimo passo.
Il matrimonio è qui, ma non è queer, e a questo ci siamo già abituati. Spero soltanto che gli ultimi stati rimanenti lo approvino presto, in modo da passare a discutere di altre questioni.
di Hugh Ryan
* Il testo originale recita “Wedding white is the new black – and all the gays are wearing it.” Nella traduzione si è inevitabilmente perso il gioco di parole sul vestire bianco e nero e alla moda nella comunità gay – Ndt.
Hugh Ryan è un giornalista e autore di New York City. I suoi articoli sono apparsi sul New York Times, Tin House, The Daily Beast, e in molti altre testate. E’ anche il direttore che ha fondato il Pop-Up Museum of Queer History.
Tratto da: Same sex marriage straightened
Tradotto da Elena Poloni e Vera Di Santo
Tags: diritti, fronte di liberazione, matrimonio, movimento, queer, spirito rivoluzionario, stonewall
Trackback dal tuo sito.