La scala mobile relazionale: salire o non salire?

Scritto da Vera Di Santo on . Postato in Opinioni

«Dove sta andando questa relazione?» Se avete già sentito questa frase (o se l’avete pensata o proferita voi stessi), benvenuti sulla scala mobile relazionale.

Scala mobile relazionale: l’insieme delle aspettative sociali relative a come si debbano condurre le relazioni intime. Una progressione lineare di gradini contraddistinti da indicatori ben visibili e avente come scopo l’unione matrimoniale tra coniugi conviventi in condizione di monogamia (esclusività sessuale e sentimentale) permanente – meglio se sancita legalmente. Lo standard sociale in base al quale la maggior parte delle persone valuta se una relazione intima possa considerarsi significativa, “seria”, buona, sana, solida, ovvero se meriti di essere perseguita o portata avanti.

I gradini della scala mobile variano nelle diverse culture e sottoculture, e possono mutare leggermente nel tempo. Attualmente, nella cultura occidentale, la scala che definisce le relazioni “serie” include questi gradini, in questo ordine:

1. Approccio. Flirting, appuntamenti occasionali e (eventualmente) sesso.
2. Iniziazione. Gesti o rituali di corteggiamento romantico, investimento emotivo (“innamoramento”) e quasi certamente sesso (fatta eccezione per le persone molto religiose o conservatrici).
3. Affermazione e definizione. Mutue dichiarazioni d’amore, apparizioni in pubblico in coppia, adozione e uso di appellativi di uso comune che specificano il ruolo rispetto alla relazione (“il mio ragazzo”, ecc.), aspettative o accordi di esclusività intima (sessuale ed emozionale) monogamica. Passaggio al sesso con legame di fluidi (nessun uso di barriere, se non per evitare il rischio di gravidanze indesiderate). Questa è la fase in cui si comincia ad applicare la definizione di “partner primario”.
4. Consolidamento. Si adattano i propri ritmi di vita a quelli dell’altro su base continuativa. Si adottano schemi nel trascorrere tempo insieme (appuntamenti e incontri sessuali regolari, tempo trascorso a casa dell’uno o dell’altro) e nel comunicare (parlandosi, telefonandosi o inviandosi messaggi quotidianamente, ecc.). Si consolida l’aspettativa di poter contare l’uno sull’altro riguardo alla rintracciabilità e al comportamento. Si comincia ad accennare a, o a discutere di, o a pianificare un futuro insieme sul lungo termine come coppia monogama. Si incontrano le rispettive famiglie d’origine.
5. Assunzione di impegni. Convivenza, condivisione di proprietà e finanze, fidanzamento e proposta di matrimonio.
6. Conclusione. Si convola a nozze (possibilmente con valore legale) e si fanno figli (passaggio non obbligatorio, ma che socialmente gode di grande considerazione). La relazione è ora “finalizzata” e si presume che la sua struttura rimanga statica fino alla morte di uno dei partner.
7. Eredità e discendenza. Acquisto di una casa, generazione di figli. Alcune coppie possono non sentirsi (o essere percepite) a tutti gli effetti “legittimate” fino a che non siano soddisfatti questi parametri addizionali dopo il matrimonio – oggi spesso considerati meno importanti rispetto ad alcuni decenni fa.
Questi passaggi possono variare in una certa misura, ma in generale non cambiano molto.

http-::www.petruzzo.com:2010:08:engagements-on-the-dc-metro:Foto di William Petruzzo

Ad essere sinceri, nonostante la sua struttura restrittiva, la scala mobile relazionale spesso funziona abbastanza bene. Molte persone vivono davvero felici e soddisfatte in matrimoni monogami stabili (o in relazioni equivalenti). Inoltre, l’approvazione, il riconoscimento e il sostegno accordati sul piano legale e sociale alle coppie che riescono a raggiungere il gradino più alto della scala e ad occuparlo stabilmente offrono un livello di sicurezza e di stabilità difficilmente eguagliabile in altri approcci alle relazioni intime, alla famiglia o alla vita domestica. (Questo beneficio varia in rapporto al gruppo etnico, alla classe sociale, all’orientamento sessuale e all’identità di genere).

Naturalmente, per molte persone la scala mobile invece non funziona – in nessun caso, o in alcune relazioni, o in alcune fasi della vita. Comunemente si assume che ciò dipenda da mancanze personali, o semplicemente dalla sfortuna, ma non che sia sintomatico di un problema intrinseco al modello stesso. Ci sono poi anche persone che mescolano felicemente relazioni conformi al modello con relazioni non conformi, o caratteristiche di entrambe le modalità di relazione.

Come sono le relazioni non conformi al modello della scala mobile? Eccone alcuni esempi:

– Persone single (o “soliste”) interessate ad avere relazioni ma che non intendono sposarsi o convivere con un amante.
– Persone poliamorose aperte a più relazioni intime simultanee, col consenso e la consapevolezza di tutti i partner.
– Persone concentrate prevalentemente sul lavoro, sullo studio, sull’arte, sui figli, ecc. – che non possono, o non vogliono, dedicare a una relazione il tempo o l’attenzione che il modello della scala mobile tipicamente prevede.
– Scambisti che praticano consensualmente sesso ricreativo al di fuori del rapporto primario.
– Persone che desiderano un’intimità emotiva o un rapporto stabile che non includa, o che includa solo in misura limitata, sesso e/o romanticismo (persone asessuali, “Ace”, “gray-A” o queerplatoniche).
– Relazioni DADT (“Don’t Ask, Don’t Tell”) o che prevedono situazioni di non esclusività in determinate condizioni.
– Relazioni BDMS/kink che includono dinamiche intime di scambio di potere, dentro o fuori dall’ambito sessuale, e che possono coinvolgere altre persone oltre al partner col quale si vive una relazione conforme al modello della scala mobile.
– Relazioni a distanza, o nelle quali uno o più partner sono militari in missione, detenuti o comunque persone fisicamente indisponibili per lunghi periodi.
Quello della scala mobile relazionale è un percorso rigorosamente a senso unico. Ai partner non è concesso retrocedere a una fase meno strutturata, né scartare di lato verso una struttura differente. Le uniche opzioni concesse sono continuare a procedere in avanti, oppure rompere e ricominciare daccapo con un nuovo partner. Le relazioni che stazionano troppo a lungo in  una fase intermedia senza che vi sia “progresso”, o che hanno un corso intermittente, sono considerate “senza via d’uscita”.

Nella vita reale, naturalmente, la stragrande maggioranza delle relazioni, indipendentemente dalla loro configurazione, termina con un qualche tipo di rottura. In genere, una volta che  una relazione ha raggiunto la fase di consolidamento, se finisce (per divorzio, separazione permanente, trasferimento in case separate o, nel caso non si sia sposati, semplice rottura) è considerata “chiusa” e perciò “fallita” – malgrado quanto di buono possa avere prodotto nel corso della sua durata, e anche quando in seguito persistano intimità, affetto, sostegno o amicizia.

Infatti, dal momento che il matrimonio (o altra condizione equivalente) rappresenta la vetta della scala mobile, non esiste un modo valido per scendere. Di conseguenza, la nostra società soffre la mancanza di modelli positivi per le situazioni di transizione, o per porre fine a una relazione. Le rotture sono quasi sempre dolorose e laceranti tanto per i partner quanto per i loro familiari e amici e per le persone a loro più prossime.

Per questo è triste, e un vero peccato, che la situazione più comune per gli ex partner sia quella di arrivare a considerarsi nemici, o di restare il più possibile fuori dalla vita dell’altro. Se avessimo a disposizione modelli migliori per porre fine alle relazioni, o per trasformarle, potremmo sviluppare capacità superiori e ottenere più sostegno da parte della società – e così, anche, produrre minor danno.

La scala mobile relazionale esercita un potere considerevole. La maggior parte di noi la adotta in maniera automatica come una sorta di guida per definire gli obiettivi nelle relazioni e nello stile di vita, nella scelta dei partner, nella valutazione della qualità dei rapporti propri e degli altri.

L’aspetto dell’automatismo è cruciale: la maggior parte delle persone non ha una visione chiara della scala mobile relazionale, e non la pone in discussione. Per lo più, anzi, incosciamente prendiamo per buono il presupposto sociale che non si tratti realmente di una questione di scelte o di preferenze, ma di una forza naturale, se non addirittura soprannaturale; un mix di fisica e di magia. Le “buone” relazioni “accadono naturalmente” (come l’acqua scorre verso il basso), e “devono essere” in un certo modo (come se la predestinazione fosse una realtà).

Anche se non si è in una relazione che scorre entro questi binari, nella misura in cui si cerca attivamente, o si desidera, una relazione di questo tipo, si sta di fatto comunque sulla scala. Non è necessario avere un partner per stare sulla scala mobile relazionale; è sufficiente aderire agli obiettivi e alla struttura del modello.

E se invece non si vuole prendere la scala mobile, o se si vivono relazioni che non finiscono per conformarsi a questo modello? È un bel problema. La nostra società involontariamente banalizza, ignora o svilisce altre preferenze o modalità alternative di condurre le relazioni intime. Il raggiungimento della vetta della scala equivale sul piano sociale a una validazione del proprio status di persona adulta e meritevole di amore e rispetto. Se non si riesce a raggiungerla, se si scende volontariamente dalla scala – o se, peggio ancora, non ci si vuole nemmeno salire – significa che si è immaturi, che si ha qualcosa che non va, che si è inadeguati, egoisti, inaffidabili e forse persino pericolosi.

www.flickr.com:photos:victoriapeckham:7790776402:Foto di David Sim

 

La scala relazionale è sì a senso unico, ma si fonda su una logica circolare. Alla sua base è infatti il mito sociale che esista una (e una sola) persona “giusta” per noi, che salirà sulla scala e resterà con noi per sempre. E come facciamo a sapere se il compagno, o la compagna di vita che abbiamo scelto è davvero “quella giusta”? Il criterio per stabilirlo è pressoché del tutto dipendente dal risultato: se si raggiunge la vetta della scala e si resta insieme, allora la persona scelta è per definizione “quella giusta”.

…Sempre che, naturalmente, le strade dei due partner non finiscano per separarsi (permanentemente o in modo comunque significativo). In tal caso, è ovvio che non si trattava davvero della persona giusta, nonostante prima ne fossero convinti, e anche gli altri lo credessero.

E se uno di voi due, o entrambi finite per ritrovarvi disperatamente infelici, soli, insoddisfatti del vostro matrimonio, o persino in condizioni di pericolo o di impotenza? L’inerzia e la pressione sociale vi spingeranno comunque a restare almeno apparentemente fedeli e devoti ai vostri impegni reciproci, dimostrando in ciò conformità all’ordine sociale prestabilito, e rassicurando così anche gli altri, che in questo modo non si sentiranno indotti a mettere in discussione le proprie scelte relazionali. Inoltre permetterà a voi e al* vostr* compagn* di conservare il “priviliegio di coppia” e (in genere) di evitare grandi cambiamenti personali e sacrifici materiali.

Nella scala mobile c’è posto solamente per due persone alla volta. Le relazioni che non richiedono esclusività sessuale, o che accolgono apertamente partner intimi addizionali (poliamore e relazioni aperte) diventano tipicamente oggetto di disprezzo, derisione, sospetto, paura e rabbia. Di più: questa possibilità è così minacciosa che, sebbene la maggior parte delle persone nella cultura occidentale oggi accetti che la scala possa accogliere anche coppie formate da individui dello stesso sesso, nei confronti delle relazioni non-monogamiche sussiste una interdizione specifica.

Le corna rientrano nel modello della scala relazionale. La monogamia sociale (cioè di facciata) è assai più comune della monogamia autentica. Intrattenere legami segreti con altri partner sessuali o intimi è un aspetto consolidato (e, in alcune culture, in certa misura accettato) della vita sulla scala mobile.

Il tradimento rinforza, e quindi onora, la struttura gerarchica della scala relazionale. I partner addizionali segreti sono considerati qualcosa di cui vergognarsi. A loro è negato qualsiasi riconoscimento o diritto nella relazione, e ci si aspetta che siano complici nel nascondere la relazione di cui essi stessi sono parte. Inoltre, si ritiene accettabile che i partner in una relazione primaria possano fingere che i loro altri partner non esistano – oppure riservarsi il diritto di esplodere in una rabbia “giustificata” per gelosia quando si trovano ad affrontare una situazione di infedeltà.

Gli scandali d’alto profilo che occasionalmente coinvolgono personaggi pubblici infedeli suscitando indignazione non fanno che consolidare ulteriormente l’influenza della scala mobile relazionale – ma questo non ha alcun impatto reale sulla pratica dell’infedeltà e sulla sua diffusione.

Rispetto al modello della scala mobile l’infedeltà è anzi, anche, un modo perfettamente coerente di porre termine a una relazione, dal momento che spesso ne procura una nuova in cui imbarcarsi. Si tratta semplicemente di sostituire un partner con un altro in uno stadio intermedio dell’ascesa, non di scendere dalla scala tout court. Ciò riduce il rischio di dover subire lo stigma sociale che grava sulle spalle degli adulti sprovvisti di un partner sentimentale. (Certo, il/la partner che state abbandonando probabilmente subirà quello stigma – ma questo è un problema suo.)

Le corna sono un espediente relazionale maldestro che tenta di riconciliare la mitologia della scala mobile con la natura umana. Spesso funziona (almeno per un certo periodo tempo), ma incoraggia tutti quanti a comportarsi in modo scorretto, a evitare le responsabilità e a riservarsi l’un l’altro trattamenti meschini. Sfortunatamente, trattandosi del solo modello di non-monogamia di cui i più siano a conoscenza, troppo spesso relazioni che sono a tutti gli effetti non-monogame adottano le convenzioni tipiche dei rapporti clandestini, fondate sulla vergogna o sulla gerarchia.

È importante riconoscere che la scala mobile relazionale non è solo una convenzione sociale, ma anche una questione di scelta personale. Accade di rado (quantomeno nella cultura occidentale moderna) che le persone siano obbligate a salirci e a restarci sopra. Ad ogni gradino della scala le persone coinvolte compiono scelte, in modo consapevole o inconsapevole. Stando sulla scala mobile relazionale si può avere la sensazione di essere trasportati, ma in realtà siamo noi stessi a salire quei gradini.

Ognuno di noi è responsabile per il tipo di relazioni che intrattiene. Le convenzioni e le pressioni sociali esercitano senz’altro una forte influenza nel favorire alcuni modelli relazionali ai quali sono socialmente connessi maggiori privilegi e forme di validazione. Se alcune persone continuano a ignorare che possono darsi modelli di relazione diversi da quello della scala mobile, internet sta certamente contribuendo a mutare questa situazione.

Ma, quale che sia la tipologia di relazione che si sceglie per sé, se  si sceglie di ignorare, ridicolizzare o svilire modelli alternativi a quello della scala mobile, le conseguenze di tale scelta si estendono ben oltre il confine della propria esistenza individuale. La consapevolezza e il rispetto con cui ci rapportiamo ad altre scelte relazionali generano conseguenze su chiunque voglia prendere in considerazione una relazione non conforme al modello, magari perché è proprio ciò che corrisponde autenticamente ai suoi bisogni.

Nel limitare la tirannia della scala mobile gioca una parte importante il semplice atto di prendere consapevolezza della sua esistenza, del fatto che è possibile scegliere e che ci sono altre valide alternative. In ultima istanza ciò che determina il successo o il valore di una relazione intima dovrebbe essere la sostanza, e non la struttura.

di Aggie Sez

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Aggie Sez è autrice del blog SoloPoly.

Tratto da: Riding the Relationship Escalator (Or Not)

Traduzione di Giorgia Morselli

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